Chiara Zanotelli, inviata speciale a Doha
Alla fine di questa lunga giornata, troppo stanca per andare al souq a mangiare, ho preferito ripensare agli avvenimenti che l hanno punteggiata. Oggi era la Giornata delle Generazioni Giovani e Future (Young Future Generation Day), e per l‘occasione, eccezionalmente alla regola delle Nazioni Unite che lo vieterebbe, è stato consentito ai minori di accedere al Centro Congressi dove si stanno svolgendo i negoziati.
Come ogni mattina abbiamo
partecipato allo Spokescouncil, l’Assemblea della Costituente dei
Giovani YOUNGO dove vengono assunte per consenso tutte le maggiori
decisioni, dall’elezione del nuovo Focal Point (il rappresentante dei giovani fuori dalla Costituente), al testo dell’intervento che uno speaker
a nome di tutti gli altri giovani compie, nell’arco di due
preziosissimi minuti, davanti ai vari organi costitutivi il meccanismo
della Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici (COP, SBI, AWG-LCA,
ADP) o gli organi di lavoro all’interno del meccanismo del Protocollo di
Kyoto (CMP, AWG-KP), al contenuto e alle modalità di svolgimento delle
azioni e manifestazioni durante la COP, o ancora, al controllo costante
dei progressi compiuti nei vari gruppi di lavoro (mitigazione, diritti
umani, finanza, interventi, azioni, foreste, art. 6…).
Alle 11 il
Presidente della COP18 S.E. Abdullah bin Hamad Al’Attiyah ci ha dedicato
una preziosa metà ora per un briefing con noi giovani. Ma l’evento più emozionante si è svolto nella Sala degli Incontri Numero 2 al piano terra: le domande intergenerazionali con Mary Robinson, ex Presidente dell’Irlanda e fondatrice della Mary Robinson Foundation, Christiana Figueres, Direttore Esecutivo della Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici e con Dessima William,
Ambasciatore di Grenada presso le Nazioni Unite. Le nostre domande si
sono intrecciate con quelle di queste tre coraggiose e importanti
signore.
Voglio riproporvi i dialoghi come li ho
ascoltati io, integrali, affinché possiate apprezzarli, come se foste
stati anche voi qui a Doha. Alla fine scriverò le tre domande che Mary
Robinson, Dessima William e Christian FIgueres ci hanno posto. Prendete
qualche minuto oggi per rispondere anche voi.
Parte I
-
Come possiamo essere più attivi?
Dessima Williams: Dovete lottare per più
partecipazione. Più partecipazione all’interno e durante i negoziati.
Dovete portare la vostra presenza qui, la vostra passione e la vostra
preoccupazione all’attenzione delle vostre delegazioni nazionali. Dovete
indicare ai vostri ministri e ai vostri focal point che siete stati qui
e che siete interessati a esplorare, aiutare, imparare di più; dovete
dire loro quanto, per questi motivi, vogliate avere una partecipazione a
bordo della vostra delegazione. Dovete cercare degli adulti che vi
diano forza e creino un ambiente a voi favorevole per raggiungere i
vostri obiettivi. Vi è stata data la possibilità di partecipare alla
COP, la sfida per noi adulti adesso è quella di trasformare questo in
un’opportunità dove possiate continuare a collaborare nel processo in
cui siete interessati. In questo consiste la natura intergenerazionale
della relazione. Compito per tutti voi: trovate qualcuno con il quale
impegnarvi e vedete quanto potete progredire con loro.
-
Perché serve così tanto tempo in una negoziazione. E perché servono così tante negoziazioni per risolvere un problema urgente?
Dessima William: Perché serve così tanto
in una negoziazione è una domanda eccitante ma talvolta frustrante. Le
Conferenze internazionali e le negoziazioni che le caratterizzano sono
processi multilaterali e oltre 190 maggiori entità non possono
accordarsi velocemente. Giungere ad un accordo vuol dire che dobbiamo
ascoltarci e capirci a vicenda. Tuttavia le negoziazioni si muovono
molto lentamente perché purtroppo spesso non c’è un esatto
apprezzamento del collegamento tra quello che stiamo negoziando- la
sostanza, la ragione- e il processo. L’elemento di urgenza è rimosso,
perché la sorte e la vita di quelli per i quali stiamo negoziando,
recede, via via che ci si addentra nel linguaggio e nei processi di
negoziazione.
Il meccanismo della UNFCCC deve trovare un modo
per risolvere questo elemento negativo nelle negoziazioni sui
cambiamenti climatici, perché non si può discutere in modo esitante e
astratto di un problema così urgente e delicato. Vengo da un’ isola dove
si sentono gli effetti devastanti dei cambiamenti climatici, condivido
la vostra frustrazione. Vorrei che si spostasse il paradigma in modo
tale che, sui tavoli dei negoziati, siano portate idee realistiche, che
possano essere considerate e rielaborate in spirito collaborativo e
costruttivo. Voi giovani siete la nuova generazione e potete aiutarci a
disegnare la prossima generazione di negoziati.
Mary Robinson: Se i giovani
riuscissero ad essere presenti ai negoziati con una forte matematica
credo che questo farebbe la differenza, perché al momento c’è una
mancanza del senso di urgenza. Ho ascoltato in questi giorni i
lunghi contributi che riecheggiano nelle stanze dove si stanno svolgendo
i negoziati; come molti di questi interventi erano pieni di ornamenti
inutili e parole vuote!
Dobbiamo crescere l’ambizione e
l’urgenza. Stiamo esaurendo il tempo che abbiamo. Raccomando ai giovani
di leggere il report della Banca Mondiale chiamato Turn Down the Heat-
un enorme contributo da una fonte normalmente piuttosto conservatrice,
che sta portando alla luce la realtà di dove stiamo andando. I giovani
colgono la questione, perché hanno un senso particolare per capire
quello che sta succedendo nel mondo e vedono quest’ultimo in un modo
molto più connesso a livello globale, grazie ad Internet e ai social
media. Dal mio punto di vista, che è quello dei diritti umani e della
giustizia sociale, il cambiamento climatico sta toccando i poveri, e le
piccole isole, coloro che non sono responsabili e che verranno minati
nella loro povertà.
È ingiusto che le economie basate
sui combustibili fossili non stiano assumendo le loro responsabilità,
che queste ancora si barrichino dietro le loro ferme posizioni. Dobbiamo
affrontare questo problema e i giovani devono diventare agitati e
arrabbiati perché questo è il Titanic che si sta muovendo verso
l’iceberg dei 4 gradi e del futuro catastrofico per i nostri nipoti.
Sono nonna, penso ai miei nipoti che nel 2050 avranno 40 anni e
condivideranno il mondo con 9 miliardi di persone, condivideranno il
mondo con molti dei vostri figli; se non rendiamo sicuro il mondo in questo momento, avremo almeno duecento milioni di persone disperse a causa dei cambiamenti climatici (climate displaced people/ climate refugees,).
C’è un Trattato Quadro per loro, ma saranno comunque persone disperse a
causa del clima, contadini, indigeni, donne che non avranno
assicurazioni o un piano B, che non avranno i soldi per sfamare le
proprie famiglie e non avranno più accesso all’acqua potabile. Questo è
il mondo verso il quale stiamo ci stiamo incamminando. Dovete rompere la
breccia.
Uno dei problemi secondo me, che posso individuare come non scienziata del clima, consiste nel fatto che l’intero dibattito sui cambiamenti climatici è stato condotto fin dall’inizio, e comprensibilmente, da
ambientalisti e scienziati. Adesso le persone credono ancora nell’icona
del cambiamento climatico in maniera molto semplice, pensano all’orso
polare su una piattaforma di ghiaccio e ai 4° Celsius, nonostante i grandi sforzi compiuti per modificare questa prospettiva. Dobbiamo
cambiare icona del cambiamento climatico. L’icona del cambiamento
climatico deve essere quella della povera contadina addolorata perché
non può più sfamare la propria famiglia. E finché non
trasformiamo questo in realtà, politici e ministri continueranno ad
andare ai negoziati, mentre nessuno a casa li rende responsabili per
quello che decidono lontani, in una sicura conferenza, a Doha.
Anche i media non stanno coprendo molto perché non è una conferenza incentrata sulle persone. Voi giovani, qui, non siete seduti ai tavoli dei negoziati, ma siete
online; usate i social media, create molto calore attorno al problema
dei cambiamenti climatici, perché importa, è il vostro futuro! Vorrei
che tutti i ragazzi del mondo guardassero online le negoziazioni
lanciando una scarpa alla televisione, perché è troppo lenta. Onestamente questo è quello che deve succedere…e velocemente!
Christiana Figueres; …Mary, forse dovrebbero tirare le scarpe non alla televisione ma a chi propone le immagini in televisione…
Parte II
Ed ecco il compito per tutti voi, rispondete a queste domande come abbiamo fatto noi!
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Christiana Figueres: Che cosa fareste differentemente? (What would you do differently?)
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Dessima Williams: Perché avete deciso di impegnarvi per il problema dei cambiamenti climatici (Why climate change for you?)
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Mary Robinson: Perché non siete arrabbiati? E se lo siete, perché non vi sentiamo di più? Perché i giovani del mondo non si sollevano e dicono “questo è un problema che ci riguarda, riguarda il nostro futuro, noi non tolleriamo più quello che sta capitando? Perché questo non sta succedendo? Wwhy are’nt you angry and if you are why aren’t we hearing you more; why aren’t the youth of the world getting up and saying ‘this is about u,s this is our future, we no longer tolerate what’s going on?’)
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