domenica 2 dicembre 2012

Ancora mistero sul futuro del Protocollo di Kyoto





Chiara Zanotelli, inviata speciale a Doha/ Agenzia di Stampa Giovanile Internazionale 

Considerazioni dopo la tavola rotonda con i due co-chairs della Piattaforma di Azione di Durban,  tenutasi nella Sala degli incontri blu. Prima che l’aurea del tanto atteso e ormai imminente giorno di riposo iniziasse a pervadere i corridoi del Qatar National Convention Center

Le discussioni a Doha di questi giorni sono attese essere un passo importante per la storia dei negoziati sul clima delle Nazioni Unite. Il gruppo di lavoro ad hoc del Protocollo di Kyoto (AWG-KP) e quello sull’azione cooperativa di lungo termine (AWG-LCA) hanno il mandato di completare il loro lavoro, e si sta svolgendo la seconda sessione formale del gruppo di lavoro per la Piattaforma di azione avanzata di Durban. Le sessioni di apertura di questi gruppi di lavoro danno una piccola angolatura di quello che ci si può aspettare da Doha e una spiegazione di questa nuova fase nei negoziati sul clima e del paesaggio politico dietro a questa.

Durban ha ufficialmente offuscato la distinzione tra paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo con la creazione della Piattaforma di Azione Avanzata di Durban (ADP). L’ADP - il cui obiettivo è quello di sviluppare un protocollo, un altro strumento legale o un risultato convenuto con forza legale applicabile a tutte le parti - è il risultato finale di estese negoziazioni e dispute che sono iniziate già nel 2005 con l’avvio delle discussioni su un secondo periodo di impegni del Protocollo di Kyoto.

Mentre l’obiettivo dell’ADP è ambizioso, è nelle mani di ogni parte il compito di disegnare un regime universale che sia consistente con il processo e i principi della Convenzione. Come ci si doveva aspettare, le posizioni degli stati per quanto riguarda la chiusura dell’AWG-KP e dell’AWG-LCA, come anche la forma legale e la struttura del nuovo accordo, variano assai. Mentre i paesi in via di sviluppo danno il benvenuto al progresso fatto dall’ADP nelle sessioni informali e formali tenutesi rispettivamente a Bonn e a Bangkok, essi mostrano anche una grande preoccupazione riguardo ad alcuni punti chiave rimasti irrisolti a Durban che i paesi sviluppati vogliono completamente ignorare. Tra le questioni c’è la mancanza di impegni solidi da parte dei paesi sviluppati di ridurre le emissioni di gas serra sotto il secondo protocollo di Kyoto, parallelamente a sforzi analoghi, sotto l’ombra della Convenzione, da parte dei paesi sviluppati non-parti del Protocollo, come gli Stati Uniti. 

Manca anche un accordo chiaro da parte dei paesi industrializzati di fornire sostegni finanziari per la mitigazione e l’adattamento per il periodo 2013-2020. I paesi in via di sviluppo sostengono che tali questioni devono essere affrontate qui a Doha per completare con successo il lavoro dei due gruppi di lavoro, per semplificare il lavoro che seguirà sotto l’ombrello della Piattaforma d’Azione di Durban e per raggiungere un accordo comprensivo tra gli stati.

Mentre l’Unione Europea e alcuni altri gruppi, tra cui quelli della cosiddetta OMBRELLA, che include parti come gli Stati Uniti, Canada, Australia e Giappone, sollevano potenziali questioni, sia dalle asserzioni che dalle dichiarazioni fatte nella sessione iniziale dell’ADP, reiterando il bisogno di un nuovo accordo che sia applicabile a tutti, ma senza fornire ulteriori dettagli sul come raggiungere questo obiettivo, sono particolarmente interessata dalle rumorose richieste di altri paesi come Cina, India, Brasile, affinché l’ADP applichi in tutti gli aspetti della sua agenda i principi della Convenzione. La dichiarazione del gruppo BASIC è supportata da alcuni di quei paesi chiave come ALBA (America Latina), il G77 e Cina e il Gruppo Africano. La posizione del gruppo BAASIC in particolare reitera che in nessuna circostanza sarà disponibile a sopportare il fardello - la responsabilità storica dei paesi sviluppati di ridurre le emissioni di gas serra e concedere i finanziamenti e la tecnologia necessari ai paesi in via di sviluppo per affrontare i loro bisogni di adattamento e rinforzare gli sforzi di mitigazione intrapresi - dei paesi sviluppati.

Le ONG, orientate verso la giustizia climatica, e molti paesi in via di sviluppo sostengono già da molto tempo che il forte desiderio dei paesi sviluppati di giungere a stipulare un trattato che sia applicabile a tutti, ma senza fornire molti altri dettagli a riguardo, sia una scappatoia per sfuggire alle proprie responsabilità nel rispondere alla crisi climatica. Che questa considerazione sia corretta o no, le posizioni dei paesi in via di sviluppo in riguardo al lavoro dell’ADP rendono chiaro che il principio delle responsabilità comuni ma differenziate rimarrà un elemento chiave sul tavolo dei negoziati. L’elaborazione di un accordo ad applicazione universale che rifletta questo principio essenziale della Convenzione è un compito ambiguo e richiederà sempre molta attenzione e precauzione da parte di tutti gli stati. Comunque, a cosa assomiglierà questo accordo, in termini di forma legale e struttura, resta un mistero. È certamente troppo presto da dire, ma se l’ADP non sfornerà un prodotto che consideri responsabili storici i paesi sviluppati e sia attento ai bisogni dei paesi in via di sviluppo di eradicare la povertà e di promuovere lo sviluppo, il nuovo trattato potrebbe essere una parodia del Protocollo di Kyoto dove, alcuni emittenti chiave come il Giappone, l’Unione Europea e l’Australia si vincolano mentre altri come la Cina e l’India restano fuori.


sabato 1 dicembre 2012

La Giornata dei Giovani a Doha

Chiara Zanotelli, inviata speciale a Doha


Alla fine di questa lunga giornata, troppo stanca per andare al souq a mangiare, ho preferito ripensare agli avvenimenti che l hanno punteggiata. Oggi era la Giornata delle Generazioni Giovani e Future (Young Future Generation Day), e per l‘occasione, eccezionalmente alla regola delle Nazioni Unite che lo vieterebbe, è stato consentito ai minori di accedere al Centro Congressi dove si stanno svolgendo i negoziati. 

Come ogni mattina abbiamo partecipato allo Spokescouncil, l’Assemblea della Costituente dei Giovani YOUNGO dove vengono assunte per consenso tutte le maggiori decisioni, dall’elezione del nuovo Focal Point (il rappresentante dei giovani fuori dalla Costituente), al testo dell’intervento che uno speaker a nome di tutti gli altri giovani compie, nell’arco di due preziosissimi minuti, davanti ai vari organi costitutivi il meccanismo della Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici (COP, SBI, AWG-LCA, ADP) o gli organi di lavoro all’interno del meccanismo del Protocollo di Kyoto (CMP, AWG-KP), al contenuto e alle modalità di svolgimento delle azioni e manifestazioni durante la COP, o ancora, al controllo costante dei progressi compiuti nei vari gruppi di lavoro (mitigazione, diritti umani, finanza, interventi, azioni, foreste, art. 6…). 

Alle 11 il Presidente della COP18 S.E. Abdullah bin Hamad Al’Attiyah ci ha dedicato una preziosa metà ora per un briefing con noi giovani. Ma l’evento più emozionante si è svolto nella Sala degli Incontri Numero 2 al piano terra: le domande intergenerazionali con Mary Robinson, ex Presidente dell’Irlanda e fondatrice della Mary Robinson Foundation, Christiana Figueres, Direttore Esecutivo della Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici e con Dessima William, Ambasciatore di Grenada presso le Nazioni Unite. Le nostre domande si sono intrecciate con quelle di queste tre coraggiose e importanti signore.

Voglio riproporvi i dialoghi come li ho ascoltati io, integrali, affinché possiate apprezzarli, come se foste stati anche voi qui a Doha. Alla fine scriverò le tre domande che Mary Robinson, Dessima William e Christian FIgueres ci hanno posto. Prendete qualche minuto oggi per rispondere anche voi.

Parte I
  • Come possiamo essere più attivi?
Dessima Williams: Dovete lottare per più partecipazione. Più partecipazione all’interno e durante i negoziati. Dovete portare la vostra presenza qui, la vostra passione e la vostra preoccupazione all’attenzione delle vostre delegazioni nazionali. Dovete indicare ai vostri ministri e ai vostri focal point che siete stati qui e che siete interessati a esplorare, aiutare, imparare di più; dovete dire loro quanto, per questi motivi, vogliate avere una partecipazione a bordo della vostra delegazione. Dovete cercare degli adulti che vi diano forza e creino un ambiente a voi favorevole per raggiungere i vostri obiettivi. Vi è stata data la possibilità di partecipare alla COP, la sfida per noi adulti adesso è quella di trasformare questo in un’opportunità dove possiate continuare a collaborare nel processo in cui siete interessati. In questo consiste la natura intergenerazionale della relazione. Compito per tutti voi: trovate qualcuno con il quale impegnarvi e vedete quanto potete progredire con loro.
  • Perché serve così tanto tempo in una negoziazione. E perché servono così tante negoziazioni per risolvere un problema urgente?
Dessima William: Perché serve così tanto in una negoziazione è una domanda eccitante ma talvolta frustrante. Le Conferenze internazionali e le negoziazioni che le caratterizzano sono processi multilaterali e oltre 190 maggiori entità non possono accordarsi velocemente. Giungere ad un accordo vuol dire che dobbiamo ascoltarci e capirci a vicenda. Tuttavia le negoziazioni si muovono molto lentamente perché purtroppo spesso non c’è un esatto apprezzamento del collegamento tra quello che stiamo negoziando- la sostanza, la ragione- e il processo. L’elemento di urgenza è rimosso, perché la sorte e la vita di quelli per i quali stiamo negoziando, recede, via via che ci si addentra nel linguaggio e nei processi di negoziazione

Il meccanismo della UNFCCC deve trovare un modo per risolvere questo elemento negativo nelle negoziazioni sui cambiamenti climatici, perché non si può discutere in modo esitante e astratto di un problema così urgente e delicato. Vengo da un’ isola dove si sentono gli effetti devastanti dei cambiamenti climatici, condivido la vostra frustrazione. Vorrei che si spostasse il paradigma in modo tale che, sui tavoli dei negoziati, siano portate idee realistiche, che possano essere considerate e rielaborate in spirito collaborativo e costruttivo. Voi giovani siete la nuova generazione e potete aiutarci a disegnare la prossima generazione di negoziati.
Mary Robinson: Se i giovani riuscissero ad essere presenti ai negoziati con una forte matematica credo che questo farebbe la differenza, perché al momento c’è una mancanza del senso di urgenza. Ho ascoltato in questi giorni i lunghi contributi che riecheggiano nelle stanze dove si stanno svolgendo i negoziati; come molti di questi interventi erano pieni di ornamenti inutili e parole vuote!
Dobbiamo crescere l’ambizione e l’urgenza. Stiamo esaurendo il tempo che abbiamo. Raccomando ai giovani di leggere il report della Banca Mondiale chiamato Turn Down the Heat- un enorme contributo da una fonte normalmente piuttosto conservatrice, che sta portando alla luce la realtà di dove stiamo andando. I giovani colgono la questione, perché hanno un senso particolare per capire quello che sta succedendo nel mondo e vedono quest’ultimo in un modo molto più connesso a livello globale, grazie ad Internet e ai social media. Dal mio punto di vista, che è quello dei diritti umani e della giustizia sociale, il cambiamento climatico sta toccando i poveri, e le piccole isole, coloro che non sono responsabili e che verranno minati nella loro povertà. 

È ingiusto che le economie basate sui combustibili fossili non stiano assumendo le loro responsabilità, che queste ancora si barrichino dietro le loro ferme posizioni. Dobbiamo affrontare questo problema e i giovani devono diventare agitati e arrabbiati perché questo è il Titanic che si sta muovendo verso l’iceberg dei 4 gradi e del futuro catastrofico per i nostri nipoti. Sono nonna, penso ai miei nipoti che nel 2050 avranno 40 anni e condivideranno il mondo con 9 miliardi di persone, condivideranno il mondo con molti dei vostri figli; se non rendiamo sicuro il mondo in questo momento, avremo almeno duecento milioni di persone disperse a causa dei cambiamenti climatici (climate displaced people/ climate refugees,). C’è un Trattato Quadro per loro, ma saranno comunque persone disperse a causa del clima, contadini, indigeni, donne che non avranno assicurazioni o un piano B, che non avranno i soldi per sfamare le proprie famiglie e non avranno più accesso all’acqua potabile. Questo è il mondo verso il quale stiamo ci stiamo incamminando. Dovete rompere la breccia.


Uno dei problemi secondo me, che posso individuare come non scienziata del clima, consiste nel fatto che l’intero dibattito sui cambiamenti climatici è stato condotto fin dall’inizio, e comprensibilmente, da ambientalisti e scienziati. Adesso le persone credono ancora nell’icona del cambiamento climatico in maniera molto semplice, pensano all’orso polare su una piattaforma di ghiaccio e ai 4° Celsius, nonostante i grandi sforzi compiuti per modificare questa prospettiva. Dobbiamo cambiare icona del cambiamento climatico. L’icona del cambiamento climatico deve essere quella della povera contadina addolorata perché non può più sfamare la propria famiglia. E finché non trasformiamo questo in realtà, politici e ministri continueranno ad andare ai negoziati, mentre nessuno a casa li rende responsabili per quello che decidono lontani, in una sicura conferenza, a Doha.  

Anche i media non stanno coprendo molto perché non è una conferenza incentrata sulle persone. Voi giovani, qui, non siete seduti ai tavoli dei negoziati, ma siete online; usate i social media, create molto calore attorno al problema dei cambiamenti climatici, perché importa, è il vostro futuro! Vorrei che tutti i ragazzi del mondo guardassero online le negoziazioni lanciando una scarpa alla televisione, perché è troppo lenta. Onestamente questo è quello che deve succedere…e velocemente!

Christiana Figueres; …Mary, forse dovrebbero tirare le scarpe non alla televisione ma a chi propone le immagini in televisione…

Parte II
Ed ecco il compito per tutti voi, rispondete a queste domande come abbiamo fatto noi!
  •  Christiana Figueres: Che cosa fareste differentemente? (What would you do differently?)
  •  Dessima Williams: Perché avete deciso di impegnarvi per il problema dei cambiamenti climatici (Why climate change for you?)
  • Mary Robinson: Perché non siete arrabbiati? E se lo siete, perché non vi sentiamo di più? Perché i giovani del mondo non si sollevano e dicono “questo è un problema che ci riguarda, riguarda il nostro futuro, noi non tolleriamo più quello che sta capitando? Perché questo non sta succedendo? Wwhy are’nt you angry and if you are why aren’t we hearing you more; why aren’t the youth of the world getting up and saying ‘this is about u,s this is our future, we no longer tolerate what’s going on?’)

giovedì 29 novembre 2012

Cambiamenti climatici: il nostro futuro alla COP18 a Doha





A Doha, si è aperta Conferenza delle Parti della Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici. Presente anche una delle partecipanti trentine a Rio +20, la Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile tenutasi a Rio de Janerio nel giugno scorso.

Dal 26 novembre, i rappresentanti di 190 paesi si danno appuntamento a Doha, in Qatar, per una settimana dedicata ai negoziati per discutere e prendere provvedimenti sull’emergenza clima. Si tratta della diciottesima conferenza mondiale delle parti della Convenzione quadro sui cambiamenti climatici (Unfccc). Sono soprattutto i paesi in via di sviluppo che si trovano a dover fare delle scelte importanti per ridurre le emissioni e limitare gli effetti dei cambiamenti climatici che anche di recente non sono mancati, con tutta una serie di eventi climatici estremi.
A raccontare l'evento c'è l'Agenzia di Stampa Giovanile Internazionale (www.agenciajovem.org), un'iniziativa di Viração Educomunicação, in Brasile, assieme ad altre organizzazioni di altre paesi, come la Fundación Tierra y Vida, in Argentina, e la Campagna internazionale Rio +Tu.
I questi giorni sarà la giovane trentina Chiara Zanotelli a raccontarci cosa è in gioco a Doha. Ecco la sua prima testimonianza.


27 Novembre 2012. È difficile vedere al giorno d’oggi una grande città in fase di costruzione. Eppure, atterrando nella capitale del Qatar, accompagnati da un’alba coloratissima, in una giornata di fine Novembre, è questo lo spettacolo opulento che Doha offre agli occhi dei 15000 partecipanti arrivati in questi giorni in Qatar per partecipare all’annuale Conferenza sui Cambiamenti Climatici (COP 18 of the UNFCCC).
Guardando dal finestrino del taxi, mentre percorro la strada diritta che costeggia la baia, si notano spicchi di deserto in mezzo a grattacieli di vetro, sede delle più importanti compagnie petrolifere e di gas del mondo, musei dalle architetture bizzarre, il distretto diplomatico, il parlamento con la maestosa fontana, il campus universitario e le Toyota bianche che sfrecciano veloci alzando nuvolette di sabbia.
Sono a Doha, per esprimere insieme ad altri ragazzi provenienti da tutto il mondo, attraverso YOUNGO, il movimento dei giovani sorto attorno alla Convenzione Quadro sul Cambiamento Climatico, le nostre preoccupazioni sullo stato del Pianeta, per influenzare e fare pressione sui delegati affinché le nostre idee e le nostre proposte, che elaboriamo democraticamente nei gruppi di lavoro, siano ascoltate durante i lavori nella Conferenza, per rappresentare tutti i giovani che sono attivi in ogni continente e Paese per non riservare al futuro importanti decisioni che devono essere assunte nel presente, per prenderci cura di quell’eredità pesante che tra poco ricadrà nelle nostre mani e sarà nostra responsabilità curare per il ben vivere comune, per imparare a lavorare insieme e ad assumere decisioni democratiche e rispettose della diversità e della critica, ma anche per portare le notizie ai nostri coetanei e a tutti i cittadini del mondo.
Tante sono le cose da scrivere, da discutere, tanto il lavoro. Questo 18° incontro della Conferenza delle Parti della Convenzione Onu sul Cambiamento Climatico si raduna all’indomani di ennesimi episodi disastrosi e gravi che continuamente e a macchia di leopardo stanno colpendo tutti, in ogni parte del mondo. L’uragano Sandy, il più pubblicizzato e recente evento naturale, ha causato 50 miliardi di dollari con la devastazione che ha toccato la costa est degli Stati Uniti.

Domande ancora senza risposte

Quanto tempo occorrerà per portare il problema all’ordine del giorno dei governi che per noi giovani cittadini decidono? Quanto tempo per riempire le agende di impegni seri e azioni concrete? Perché tanti adulti ancora non credono nel cambiamento climatico oltre ogni limite sostenibile dal nostro Pianeta indotto dal comportamento umano? Perché gli adulti non sono disposti ad ascoltare e continuano a nuotare nel presente? Che cosa dobbiamo fare noi giovani per creare un dibattito robusto attorno ad un problema che tocca già tutti noi, un problema che è presente e non solo ipotetico e lontano? Perché è così facile discutere dei problemi che circondano la questione climatica in gruppi di lavoro multiculturali e multilingua, dove non conta altro che la motivazione, la conoscenza e la preparazione, lo studio, la determinazione, il rispetto e l’impegno per trovare una conclusione piena di contenuto che soddisfi tutti?

Siamo così diversi dalle generazioni precedenti? Perché siamo preoccupati, mentre gli adulti che decidono, si affannano e affondano nel presente, o addirittura ignorano i problemi alla radice? Non dovrebbe essere l’età adulta l’età della maturità e delle decisioni serie e ragionevoli? Che cosa è successo a questa nostra generazione di giovani che sembrano più saggi di centinaia di adulti che si incontrano senza avere un’agenda seria e lodevole? Chi sono questi adulti che non pensano? Che cosa ci rispondono nelle sale dei corridoi? Ci raccontano che molti stati sono piegati dalla crisi, dalla disoccupazione; che è complicato accordare tutti, Paesi ricchi e Paesi poveri, Paesi del Nord e Paesi del Sud; che ci sono problemi più imminenti. Perché tutto questo non succede nei nostri tavoli di lavoro? Perché cinesi, indiani, americani australiani, russi e tedeschi riescono a trovare una soluzione ad ogni questione che viene posta alla loro attenzione?

Perché riusciamo a parlare di cambiamento climatico e a lottare per i nostri diritti, senza dimenticarci allo stesso tempo degli altri problemi, primo tra tutti la paura di non trovare lavoro? Perché dedichiamo i nostri week-end e le nostre vacanze per prepararci ad una Conferenza intergovernativa, dove, come dice la stessa parola, solo i Governi hanno la parola e decidono svincolati da impegni morali? Siamo così ingenui da sprecare le nostre energie, in un gioco estremo e faticoso, perché annoiati dalla quotidianità? Perché riusciamo a finanziarci, anche se con enormi difficoltà, perché paghiamo il nostro biglietto di aereo per arrivare dall’altra parte del mondo?

Per passare da una Centro convegni dove fa freddo, a causa dell’ aria condizionata, ad un altro Centro, analogamente preservato con temperature glaciali, attraverso una porta che conduce il pedone per qualche minuto a camminare sotto un sole intenso e insopportabile in mezzo alla sabbia del desero? Perché scriviamo e discutiamo fino a tarda notte, qualcuno con la febbre, qualcun altro con l’emicrania o semplicemente con tanta voglia di andare a dormire, nelle nostre stanze degli hotel e ostelli dove alloggiamo, le migliori strategie e interventi del giorno successivo? È un modo alternativo per passare il nostro tempo, annoiati dalla quotidianità? Si parla spesso di responsabilità storiche dei Paesi sviluppati come cavallo di battaglia dei Paesi in via di sviluppo, per non cedere alle richieste dell’altro…perché non viene accolta altrettanto seriamente nelle discussioni la responsabilità intergenerazionale?
Scrivere e agire, lavorare sui testi che sono sottoposti a discussione, dopo mesi di preparazione, parlare e ancora scrivere: questo nostro lavoro qui a Doha è un invito per tutti voi cittadini ad ascoltare. E ad esprimere le vostre paure, le vostre opinioni, affinché le idee di molti con risolutezza possano in fretta essere scritte in un accordo legalmente vincolante.
Nel mondo di internet le notizie sono immediate e noi giovani abbiamo bisogno di essere seriamente ascoltati, da voi cittadini, persone razionali e umane, perché qui a Doha stiamo combattendo contro i mulini a vento e le nostre parole si disperdono nelle dune del deserto. È mia intenzione a breve parlarvi delle aspettative di questo Vertice, e di come funziona l’ingarbugliato meccanismo che caratterizza i negoziati sul clima. Non in questo articolo.
Le notizie sono già disponibili ovunque, in qualsiasi lingua e formato mediatico, per ogni gusto, basta avere il tempo di scegliere, per due minuti al giorno, che tipo di notizia ascoltare e in quale stile. La televisione è un mezzo di comunicazione che appartiene al Novecento, nel nuovo Millennio non può essere più l’unica fonte di notizia. Informatevi e parlate cittadini, noi giovani abbiamo bisogno di voi. Oggi. Nei nostri Paesi di origine, non necessariamente a Doha.

giovedì 11 ottobre 2012

Solar Tree per risparmiare energia



Shadi Maleki

Solar Tree, un prodotto rivoluzionario di illuminazione urbana, rappresenta il mix perfetto di design di alto livello e la tecnologia green. La capacità di unire il design innovativo con le tecnologie avanzate, accompagnata da una grande sensibilità nel rispetto dell’ambiente, hanno segnato il grande successo di questo prodotto nel settore Green. Un progetto ideato da Ross Lovegrove in collaborazione con il grande produttore e leader mondiale di celle solari, Sharp Solar

Solar Tree si ispira alle forme organiche di natura e richiamando la morfologia dell’albero introduce la fragilità della natura nel contesto urbano. Intelligenti frutti ecologici, il LED, che si accendono di notte, alimentando dalla luce del sole, accumulata durante il giorno dai pannelli solari. Solar Tree, inoltre del suo design immensamente raffinata, è una soluzione concreta al problema del risparmio energetico. 

martedì 4 settembre 2012

Una casa green a 750 euro




Shadi Maleki

Daihai Fei, studente cinese di 24 anni ha trovato una soluzione per combattere la crisi economica che fin’ora ha influenzato la vita di milioni di persone in tutto il mondo. Daihai ha deciso di costituirsi da solo la sua casa nella città di Beijing spendendo soltanto una somma pari a 750 euro: una casa particolare ed economica che in più ha il pregio di essere pienamente ecologica, secondo informazioni del sito Tecnologia Ambiente.



La sua abitazione è un Igloo di bamboo. Ha costruito la parte interna utilizzando le foglie di bamboo e poi ha coperto tutta la cupola con diversi materiali sistemandoli su diversi strati.
La parte esterna assomiglia a un cappuccio ed è rivestita con tante buste piene di semi, segatura ed erba, bagnate a sufficienza per spingere i semi a germogliare e crescere, costituendo in modo naturale una sorta di isolante termico su tutta la superficie esterna. 



Anche la corrente elettrica viene generata con una tecnica al cento per cento green, cioè tramite piccoli impianti fotovoltaici posizionati sul tetto. Pur non disponendo di di una vera cucina, questa casa è diventata la fissa dimora di Daihai che sta cercando di portare a termine i suoi studi universitari senza doversi preoccupare di come pagare l’affitto alla fine del mese.


lunedì 3 settembre 2012

Ambiente: Facebook Vs Google




Shadi Maleki

Facebook, il social network più famoso a livello mondiale, rende pubblico il livello d’inquinamento ecologico prodotto dalle sue attività e naturalmente da quelle dei suoi utenti. Questi dati illustrano un totale pari a 285.000 tonnellate metriche di CO2 nel corso dell’anno 2011. 

In altre parole, ogni utente del social network produce circa 269 grammi di CO2 al mese; praticamente meno di quello emesso dalla produzione di una tazza di caffè. Un altro dettaglio molto interessante di questa ricerca dimostra che Facebook contribuisce cinque volte di meno all’inquinamento dell’ambiente rispetto al motore di ricerca più popolare, Google, che a sua volta produce 1.5 tonnellate metriche di anidride carbonica all’anno. 

Greenpeace ha sottolineato questa significativa differenza, dimostrandosi soddisfatta dell’impegno dell’azienda di Zuckerberg per la salvaguardia dell’ambiente.

lunedì 13 agosto 2012

Bicicletta di cartone: rivoluzione verde su due rotte

















Gabriele Zagni 

Un progetto nuovo, un’idea rivoluzionaria e una visione completamente “green” sono gli ingredienti alla base della nuova bicicletta di cartone riciclato, un progetto nato dall’estro di un ingegnere israeliano: Izhar Gafni.

Mentre il dibattito sulle questioni ambientali si fa sempre più (apparentemente) acceso, infatti, è stato sviluppato il primo modello commerciale di questa biciletta, destinato alle grandi imprese che ne hanno fatto un veicolo per i loro impiegati e alle grandi città che ne hanno fatto una versione economica e più leggera di quella elettrica.

La bicicletta di cartone, di fatti, nonostante il materiale che la costituisce, può sopportare tranquillamente condizioni di elevata umidità. Ricoperto di un materiale bianco e marrone alquanto resistente, il prodotto è molto simile a qualsiasi oggetto plastificato ed è in grado di trasportare ciclisti pesanti addirittura 220kg.

I costi di produzione sono ancora più sbalorditivi: si stima che per ogni velocipede la spesa non superi i 9/12$ e che il prezzo di vendita dovrebbe aggirarsi sui 60/90$ a seconda delle opzioni che si vogliono aggiungere. Un oggetto, insomma, a prova di crisi ambientale ed economica! La proposta, infine, è senza dubbio allettante visto che con l’idea di questo materiale i creatori vogliono spaziare ben oltre le sole biciclette: poltrone, seggioloni per bambini, ecc.

Per saperne di più, guarda il video.










lunedì 30 aprile 2012

Concorso Racconta la Rio +20




In partenariato com Viração Educomunicação, in Brasile, Associazione Jangada, di Trento, e l'Associazione Italiana di Educazione ai Media e alla Comunicazione (MED), l'Assessorato alla Solidarietà Internazionale e alla Convivenza e l'Assessorato all'Ambiente della Provincia Autonoma di Trento promuovono il concorso Racconta la Rio +20
Verranno selezionati 4 giovani trentini tra 18 e 30 anni per partecipare al progetto di mediaeducation ambientale “Agenzia di Stampa Giovanile Internazionale” che conterà circa 50 giovani di paesi diversi. 
Dal 11 al 23 giugno 2012, l'Agenzia racconterà gli eventi legati alla Conferenza Mondiale delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile (Rio +20) visti dalla prospettiva dei giovani, tramite testi, foto, video e radio. 
Ci si può iscrivere al concorso tramite l'invio di un'email contenente il modulo di informazioni personali, curriculum vitae, una lettera di motivazione che risponde alla domanda: “Perché voglio partecipare all'Agenzia di Stampa Giovanile Internazionale a Rio +20?” e la fotocopia del passaporto valido per l’espatrio. Tali documenti devono essere inviati via posta elettronica all'indirizzo paulo@viracao.org entro e non oltre il 5 maggio 2012.
Sono questi i prerequisiti per partecipare alla selezione:
- avere un età compresa tra i 18 e i 30 anni
- una buona conoscenza dell'Inglese e/o del portoghese
- una forte motivazione
- attitudini relazionali e a lavorare in team
- adattabilità
- aver avuto esperienze pregresse di produzione di testi giornalistici, video o radioweb
- avere interesse nelle tematiche ambientali – costituisce titolo preferenziale aver avuto esperienze lavorative o di volontariato nel settore della sostenibilità ambientale 
- passaporto valido per l’espatrio
Inoltre si richiede:
- l’obbligo di frequentare un percorso di formazione della durata di 24 ore prima della partenza
la disponibilità di partire il 10 giugno e tornare il 23 giungo 2012.
Gli organizzatori avvisano che le spese per il biglietto aereo e alloggio sono coperte dall’Associazione, mentre a carico dei partecipanti rimangono le spese di vitto, trasporto locale e assicurazione medica.






Per maggiori informazioni:
Paulo Lima
paulo@viracao.org
Tel.: 348-1936763










ALLEGATO






 MODULO DI INFORMAZIONI PERSONALI




Nome/ Cognome ....................................................................................................................


Età:  .......................................................................................................


Sesso:     Maschio   /  Femmina


Indirizzo : ................................................................................................................................


E-Mail Personale : ..................................................................................................................


Telefono: ................................................................................................................................


Quali lingue parli fluentemente? 
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Necessità alimentari particolari (allergie, intolleranze,...)? Sì / No


Se Sì, quali?……………………………..…………………………………………………………


Particolari problemi di salute?  Sì / No


Se Sì, quali?……………………………….……………………………………………………….

giovedì 15 marzo 2012

Il caramello della cola è cancerogeno
















Il caramello usato per le bevande zuccherate può causare il cancro. Sotto l'occhio del ciclone Coca Cola e Pepsi, per l'uso di una sostanza, il 4-metilimidazolo o 4-MI, contenuto nel caramello utilizzato come colorante, anche in altre bibite.

Tutto era partito da un'indagine commissionata da un'associazione di consumatori americana, che ha rilevato il potenziale pericolo cancerogeno di questa sostanza. Ed il Center for Science in the Public Interest (CSPI) nel febbraio 2011 aveva formulato una petizione nei confronti della FDA, l’agenzia governativa che controlla la sicurezza di farmaci e alimenti, affinché vietasse esplicitamente questo tipo di colorante – caramello. 
Il direttore esecutivo Michael F. Jacobson del CSPI ha esplicitamente criticato Coca-Cola e Pepsi, perché, sempre secondo lo stesso direttore, starebbero inutilmente esponendo milioni di americani a una sostanza chimica pericolosa.

“È urgente fare chiarezza sul caramello presente nelle bibite commercializzate in Italia” ha dichiarato Massimiliano Dona, Segretario generale dell’Unione Nazionale Consumatori (UNC), in riferimento all’allarme proveniente dagli Stati Uniti sui pericoli per la presenza di caramello in molte bevande. Intanto negli Stati Uniti Coca Cola e Pepsi hanno annunciato di voler ridurre la quantità del 4 metilimidazolo, presente nel caramello solfito-ammoniacale, classificato come E 150.

“Il colore nero di alcune bibite – ha spiegato Agostino Macrì, responsabile per la sicurezza alimentare dell’UNC - è dovuto all’aggiunta del caramello che si ottiene con un particolare trattamento termico dello zucchero: ne esistono quattro tipi di differente composizione chimica e recentemente l’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) ha definito le dosi accettabili giornaliere di ognuno. Tuttavia – ha proseguito Macrì - nelle etichette dei prodotti commercializzati sul mercato è indicata di norma la presenza di un solo caramello senza specificare di quale dei quattro si tratti”.

“È una grave lacuna informativa – ha affermato l’avvocato Dona- e per questo già un anno fa abbiamo chiesto formalmente alle aziende del settore e ad ASSOBIBE (Associazione Italiana tra gli Industriali delle Bevande Analcoliche) di fornire informazioni sulle attività di controllo, ma non abbiamo ricevuto i chiarimenti richiesti: l’industria sembra ignorare le preoccupazioni dei consumatori”.

L'Efsa un anno fa ha rivisto la sicurezza dei coloranti al caramello autorizzati per l’uso alimentare nell’Unione europea, e ha ridotto il consumo giornaliero accettabile per uno di tali coloranti, l’E150c. Si tratta di coloranti aggiunti al cibo, usati in un’ampia varietà di prodotti, dalle bevande non alcoliche ai prodotti dolciari, dalle zuppe alla birra, e classificati in quattro classi, a seconda dei reagenti usati nella loro produzione.

sabato 10 marzo 2012

Rio +You: Giovani si preparano alla Conferenza Mondiale sull'Ambiente



A giugno 2012 si terrà a Rio de Janeiro la conferenza Rio +20 per celebrare i 20 anni dalla Conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo, tenutasi nella stessa città nel 1992, che diede alla luce l'Agenda 21delle Nazioni Unite.
Ci sono due temi centrali nel Rio +20: la cosiddetta green economy nel contesto dello sviluppo sostenibile e dell'eliminazione della povertà, e il quadro istituzionale per lo sviluppo sostenibile, detto anche “governance globale per l'ambiente.
Ancora più importante: durante la Rio +20 si definirà la nuova agenda internazionale per lo sviluppo sostenibile.

RIO + Tu
Rio + Tu non è un' istituzione, non ci sono capi o padroni. Rio + Tu desidera cambiare, partecipare, urlare, proporre e, soprattutto, lavorare insieme per un mondo migliore. Rio + Tu è un movimento giovanile rivolto a chiunque voglia unirsi alla transizione. Quali sono gli obiettivi del Rio + Tu?
• Generare consapevolezza e mettere in pratica la teoria.
• Rafforzare la rete mondiale di giovani impegnati nello sviluppo sostenibile.
• Diffondere l'importanza del Rio +20 in maniera massiccia.

Come faremo a raggiungere i nostri obiettivi?
Il 22 aprile 2012 (Giornata della Terra), si terrà una manifestazione in oltre 50 città in tutto il mondo. Con questo evento vogliamo attirare l'attenzione dei media per mobilitare migliaia di persone e generare più consapevolezza. Come può una marca di shampoo avere più fan su Facebook rispetto a Serven Suzuki, la ragazza di 12 anni che ha fatto lo storico discorso al “Vertice della Terra delle Nazioni Unite” di Rio nel ‘92 per interrogare i ‘’potenti del mondo’’ sul futuro dei giovani come lei?
Oltre al 22 aprile, Rio + Tu era presente nelle precedenti manifestazioni in tutto il mondo, come alla COP17 (Conferenza delle Nazioni Unite sul clima) e COY (Conferenza delle Nazioni Unite della Gioventù) a Durban, Sud Africa (dicembre 2011). Inoltre parteciperà a eventi come il Forum Sociale Mondiale Tematico di Porto Alegre, in Brasile (gennaio 2012).

In cosa si differenzia Rio + Tu dalle altre mobilitazione ?
• Rio + Tu non è di nessuno, ma di tutti. Proprio come l'acqua e l'aria.
• La partecipazione è rivolta alle ONG, istituzioni, aziende e a tutti coloro che desiderano partecipare, anche come individui.
• Rio + Tu spera, ma non si aspetta soluzioni ai governi.
• Rio + Tu si concentra sulla coscienza individuale, che, se aggiunta a quella del prossimo, è l'unico modo per assicurare lo sviluppo sostenibile
• Rio + Tu promuove la diversità di ogni città, ogni comunità. Non vuole dare regole, ma apprendere, celebrare e diffondere insieme!
Alcune iniziative da intraprendere.
1. Marce, passeggiate, maratone
2. Recite pubbliche
3. Proiezione di film ambientali
4. Pic-nic giganti
5. Meditazione e yoga collettivi
6. Bicicletta (massa critica) / Monorotaia / Skate
7. Mostre d'arte
8. Caccia al tesoro in bicicletta
9. Pulizia comunitaria

Come nasce Rio  +  Tu?
Come parte del Camino Rio +20 / 20 Road to Rio / Road to Rio +20, 30 le organizzazioni erano rappresentate da 40 giovani provenienti da tutto il Congresso latino-americano della gioventù latino-americana per Rio +20, tenutasi a Cappella del Monte (Cordoba-Argentina) dal 28 settembre al 2 ottobre 2011.
La conferenza faceva parte del programma ufficiale degli eventi preparatori delle Nazioni Unite e i risultati sono stati una dichiarazione e un piano d'azione che hanno coinvolto il Rio + Tu, simbolo dell'impegno dei giovani nel processo di cambiamento di paradigma.
Dal 10 al 16 novembre di quest'anno si è tenuta la riunione finale Partners – incontro finale del Partner Camino Rio +20 / 20 Road to Rio / Road to Rio +20 - New York (USA), per valutare i risultati della strategia redatta nel mese di gennaio e le attività svolte durante l'anno. Questo incontro ha riunito 20 organizzazioni di tutti i partner globali che rappresentano Asia, Europa, Africa, Nord America e America Latina con l'obiettivo di coinvolgere i giovani e le organizzazioni in tutto il mondo per Rio +20.
L'unica strategia concreta e coordinata che è emersa da tutte le attività che hanno avuto luogo nel corso dell'anno è stata la strategia latino-americana chiamata di Rio + Tu che ha lavorato a Capilla del Monte, Cordoba. La sua accettazione è stata unanime e subito si è iniziato a lavorarci.

Gruppo di lavoro internazionale
         África Ella Tamufor: ellatamufor@gmail.com
         América Latina Lucas Campodónico: lucas@grecaweb.com
         América Latina Alfredo Redondo: alfredondo@fundaciontierravida.org
         Asia Ravi Theja Muthu: ravi@cleain.in
         Asia Abhishek Thakore: abhishek.thakore@gmail.com
         Europa Nicolò Wojewoda: nicolo@peacechild.org
         Europa Jan Peloza: jan.peloza@noexcuse.si
         Norte América Liam O'Doherty: liam@takingitglobal.org

Organizzazioni rappresentate nel Congresso latino-americano della Gioventù a Rio +20:
   Fundación TierraVida (Argentina)
   EcoEducArte (Argentina)
   OAJNU (Rosario)
   BPW Buenos Aires- Comité de Jóvenes y Medio Ambiente (Argentina)
   La Vida en Bici (Argentina)
   Facultad de Humanidades y Ciencias Sociales – Universidad Nacional de la Patagonia (Argentina)
   San Juan Bosco – Sede Trelew(Argentina)
   OAJNU (Salta) (Argentina)
   Rotaract Club Río Tercero (Patrocinado por Rotary Club Río III) (Argentina)
   Ecomania (Argentina)
   Agua y Juventud – CICODI (Argentina)
   Universidad de la Punta (Argentina)
   Los Verdes (Argentina)
   Greenpeace/Avaaz (Argentina)
   CEDHA (Argentina)
   Impacto ONG (Argentina)
   OAJNU (Argentina)
   Peace Child International
   Komuniki (Brasil)
   Instituto Lixo Zero (Brasil)
  Viração Educomunicação (Brasil)
   Protocolo Campus Sustentable (Chile)
   Centro de Investigación IDIEM (Chile)
   Alames sur Patagonia “Red de salud colectiva” (Chile)
   Corporación Jóvenes de Ambiente – Red Nacional de Jóvenes de Ambiente (Colômbia)
   TIG (Equador)
   Red Geo Ecuador (Geo Juvenil Ecuador) – Coalición ética del cuidado (Equador)
   Movimiento Agua y Juventud México (México)
   Asociación de Scouts de México, A.C. (México)
   Red de Agroindustrias Rurales del Perú – REDAR PERU (Perú)
   Red de Voluntariado Ambiental Juvenil – RVAJ (Perú)
   Red Interquorum (Perú)
   Fundación Santa Lola (República Dominicana)
   Geo Juvenil Uruguay (Uruguai)

Organizzazioni partner Camino Rio +20 / 20 Road to Rio / Road to Rio +20:
http://www.roadtorioplus20.org/partners

Contatto per la stampa e ulteriori informazioni in Italia:
Paulo Lima (Viração Educomunicação): paulo@viracao.org  Cell.: 348-1936763

IL TUO GOVERNO SEI TU!