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giovedì 29 novembre 2012

Cambiamenti climatici: il nostro futuro alla COP18 a Doha





A Doha, si è aperta Conferenza delle Parti della Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici. Presente anche una delle partecipanti trentine a Rio +20, la Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile tenutasi a Rio de Janerio nel giugno scorso.

Dal 26 novembre, i rappresentanti di 190 paesi si danno appuntamento a Doha, in Qatar, per una settimana dedicata ai negoziati per discutere e prendere provvedimenti sull’emergenza clima. Si tratta della diciottesima conferenza mondiale delle parti della Convenzione quadro sui cambiamenti climatici (Unfccc). Sono soprattutto i paesi in via di sviluppo che si trovano a dover fare delle scelte importanti per ridurre le emissioni e limitare gli effetti dei cambiamenti climatici che anche di recente non sono mancati, con tutta una serie di eventi climatici estremi.
A raccontare l'evento c'è l'Agenzia di Stampa Giovanile Internazionale (www.agenciajovem.org), un'iniziativa di Viração Educomunicação, in Brasile, assieme ad altre organizzazioni di altre paesi, come la Fundación Tierra y Vida, in Argentina, e la Campagna internazionale Rio +Tu.
I questi giorni sarà la giovane trentina Chiara Zanotelli a raccontarci cosa è in gioco a Doha. Ecco la sua prima testimonianza.


27 Novembre 2012. È difficile vedere al giorno d’oggi una grande città in fase di costruzione. Eppure, atterrando nella capitale del Qatar, accompagnati da un’alba coloratissima, in una giornata di fine Novembre, è questo lo spettacolo opulento che Doha offre agli occhi dei 15000 partecipanti arrivati in questi giorni in Qatar per partecipare all’annuale Conferenza sui Cambiamenti Climatici (COP 18 of the UNFCCC).
Guardando dal finestrino del taxi, mentre percorro la strada diritta che costeggia la baia, si notano spicchi di deserto in mezzo a grattacieli di vetro, sede delle più importanti compagnie petrolifere e di gas del mondo, musei dalle architetture bizzarre, il distretto diplomatico, il parlamento con la maestosa fontana, il campus universitario e le Toyota bianche che sfrecciano veloci alzando nuvolette di sabbia.
Sono a Doha, per esprimere insieme ad altri ragazzi provenienti da tutto il mondo, attraverso YOUNGO, il movimento dei giovani sorto attorno alla Convenzione Quadro sul Cambiamento Climatico, le nostre preoccupazioni sullo stato del Pianeta, per influenzare e fare pressione sui delegati affinché le nostre idee e le nostre proposte, che elaboriamo democraticamente nei gruppi di lavoro, siano ascoltate durante i lavori nella Conferenza, per rappresentare tutti i giovani che sono attivi in ogni continente e Paese per non riservare al futuro importanti decisioni che devono essere assunte nel presente, per prenderci cura di quell’eredità pesante che tra poco ricadrà nelle nostre mani e sarà nostra responsabilità curare per il ben vivere comune, per imparare a lavorare insieme e ad assumere decisioni democratiche e rispettose della diversità e della critica, ma anche per portare le notizie ai nostri coetanei e a tutti i cittadini del mondo.
Tante sono le cose da scrivere, da discutere, tanto il lavoro. Questo 18° incontro della Conferenza delle Parti della Convenzione Onu sul Cambiamento Climatico si raduna all’indomani di ennesimi episodi disastrosi e gravi che continuamente e a macchia di leopardo stanno colpendo tutti, in ogni parte del mondo. L’uragano Sandy, il più pubblicizzato e recente evento naturale, ha causato 50 miliardi di dollari con la devastazione che ha toccato la costa est degli Stati Uniti.

Domande ancora senza risposte

Quanto tempo occorrerà per portare il problema all’ordine del giorno dei governi che per noi giovani cittadini decidono? Quanto tempo per riempire le agende di impegni seri e azioni concrete? Perché tanti adulti ancora non credono nel cambiamento climatico oltre ogni limite sostenibile dal nostro Pianeta indotto dal comportamento umano? Perché gli adulti non sono disposti ad ascoltare e continuano a nuotare nel presente? Che cosa dobbiamo fare noi giovani per creare un dibattito robusto attorno ad un problema che tocca già tutti noi, un problema che è presente e non solo ipotetico e lontano? Perché è così facile discutere dei problemi che circondano la questione climatica in gruppi di lavoro multiculturali e multilingua, dove non conta altro che la motivazione, la conoscenza e la preparazione, lo studio, la determinazione, il rispetto e l’impegno per trovare una conclusione piena di contenuto che soddisfi tutti?

Siamo così diversi dalle generazioni precedenti? Perché siamo preoccupati, mentre gli adulti che decidono, si affannano e affondano nel presente, o addirittura ignorano i problemi alla radice? Non dovrebbe essere l’età adulta l’età della maturità e delle decisioni serie e ragionevoli? Che cosa è successo a questa nostra generazione di giovani che sembrano più saggi di centinaia di adulti che si incontrano senza avere un’agenda seria e lodevole? Chi sono questi adulti che non pensano? Che cosa ci rispondono nelle sale dei corridoi? Ci raccontano che molti stati sono piegati dalla crisi, dalla disoccupazione; che è complicato accordare tutti, Paesi ricchi e Paesi poveri, Paesi del Nord e Paesi del Sud; che ci sono problemi più imminenti. Perché tutto questo non succede nei nostri tavoli di lavoro? Perché cinesi, indiani, americani australiani, russi e tedeschi riescono a trovare una soluzione ad ogni questione che viene posta alla loro attenzione?

Perché riusciamo a parlare di cambiamento climatico e a lottare per i nostri diritti, senza dimenticarci allo stesso tempo degli altri problemi, primo tra tutti la paura di non trovare lavoro? Perché dedichiamo i nostri week-end e le nostre vacanze per prepararci ad una Conferenza intergovernativa, dove, come dice la stessa parola, solo i Governi hanno la parola e decidono svincolati da impegni morali? Siamo così ingenui da sprecare le nostre energie, in un gioco estremo e faticoso, perché annoiati dalla quotidianità? Perché riusciamo a finanziarci, anche se con enormi difficoltà, perché paghiamo il nostro biglietto di aereo per arrivare dall’altra parte del mondo?

Per passare da una Centro convegni dove fa freddo, a causa dell’ aria condizionata, ad un altro Centro, analogamente preservato con temperature glaciali, attraverso una porta che conduce il pedone per qualche minuto a camminare sotto un sole intenso e insopportabile in mezzo alla sabbia del desero? Perché scriviamo e discutiamo fino a tarda notte, qualcuno con la febbre, qualcun altro con l’emicrania o semplicemente con tanta voglia di andare a dormire, nelle nostre stanze degli hotel e ostelli dove alloggiamo, le migliori strategie e interventi del giorno successivo? È un modo alternativo per passare il nostro tempo, annoiati dalla quotidianità? Si parla spesso di responsabilità storiche dei Paesi sviluppati come cavallo di battaglia dei Paesi in via di sviluppo, per non cedere alle richieste dell’altro…perché non viene accolta altrettanto seriamente nelle discussioni la responsabilità intergenerazionale?
Scrivere e agire, lavorare sui testi che sono sottoposti a discussione, dopo mesi di preparazione, parlare e ancora scrivere: questo nostro lavoro qui a Doha è un invito per tutti voi cittadini ad ascoltare. E ad esprimere le vostre paure, le vostre opinioni, affinché le idee di molti con risolutezza possano in fretta essere scritte in un accordo legalmente vincolante.
Nel mondo di internet le notizie sono immediate e noi giovani abbiamo bisogno di essere seriamente ascoltati, da voi cittadini, persone razionali e umane, perché qui a Doha stiamo combattendo contro i mulini a vento e le nostre parole si disperdono nelle dune del deserto. È mia intenzione a breve parlarvi delle aspettative di questo Vertice, e di come funziona l’ingarbugliato meccanismo che caratterizza i negoziati sul clima. Non in questo articolo.
Le notizie sono già disponibili ovunque, in qualsiasi lingua e formato mediatico, per ogni gusto, basta avere il tempo di scegliere, per due minuti al giorno, che tipo di notizia ascoltare e in quale stile. La televisione è un mezzo di comunicazione che appartiene al Novecento, nel nuovo Millennio non può essere più l’unica fonte di notizia. Informatevi e parlate cittadini, noi giovani abbiamo bisogno di voi. Oggi. Nei nostri Paesi di origine, non necessariamente a Doha.

giovedì 11 ottobre 2012

Solar Tree per risparmiare energia



Shadi Maleki

Solar Tree, un prodotto rivoluzionario di illuminazione urbana, rappresenta il mix perfetto di design di alto livello e la tecnologia green. La capacità di unire il design innovativo con le tecnologie avanzate, accompagnata da una grande sensibilità nel rispetto dell’ambiente, hanno segnato il grande successo di questo prodotto nel settore Green. Un progetto ideato da Ross Lovegrove in collaborazione con il grande produttore e leader mondiale di celle solari, Sharp Solar

Solar Tree si ispira alle forme organiche di natura e richiamando la morfologia dell’albero introduce la fragilità della natura nel contesto urbano. Intelligenti frutti ecologici, il LED, che si accendono di notte, alimentando dalla luce del sole, accumulata durante il giorno dai pannelli solari. Solar Tree, inoltre del suo design immensamente raffinata, è una soluzione concreta al problema del risparmio energetico. 

lunedì 13 agosto 2012

Bicicletta di cartone: rivoluzione verde su due rotte

















Gabriele Zagni 

Un progetto nuovo, un’idea rivoluzionaria e una visione completamente “green” sono gli ingredienti alla base della nuova bicicletta di cartone riciclato, un progetto nato dall’estro di un ingegnere israeliano: Izhar Gafni.

Mentre il dibattito sulle questioni ambientali si fa sempre più (apparentemente) acceso, infatti, è stato sviluppato il primo modello commerciale di questa biciletta, destinato alle grandi imprese che ne hanno fatto un veicolo per i loro impiegati e alle grandi città che ne hanno fatto una versione economica e più leggera di quella elettrica.

La bicicletta di cartone, di fatti, nonostante il materiale che la costituisce, può sopportare tranquillamente condizioni di elevata umidità. Ricoperto di un materiale bianco e marrone alquanto resistente, il prodotto è molto simile a qualsiasi oggetto plastificato ed è in grado di trasportare ciclisti pesanti addirittura 220kg.

I costi di produzione sono ancora più sbalorditivi: si stima che per ogni velocipede la spesa non superi i 9/12$ e che il prezzo di vendita dovrebbe aggirarsi sui 60/90$ a seconda delle opzioni che si vogliono aggiungere. Un oggetto, insomma, a prova di crisi ambientale ed economica! La proposta, infine, è senza dubbio allettante visto che con l’idea di questo materiale i creatori vogliono spaziare ben oltre le sole biciclette: poltrone, seggioloni per bambini, ecc.

Per saperne di più, guarda il video.










mercoledì 2 novembre 2011

Google: il motore che inquina




Quando avete bisogno di conoscere qualcosa, ricercare informazioni sul web o trovare in un attimo ciò che impieghereste ore a cercare sui libri, che motore di ricerca usate? Il sito web più famoso con numeri record sull'utilizzo è Google, conosciuto anche per il dominio dei suoi "prodotti": Youtube (per i video), Gmail (la posta elettronica) e le ricerche sul web.
Il quartier generale di questo colosso si trova a Mountain View, e solo nel 2010, ha consumato ben 2,3 miliardi di kilowattora, l’equivalente utilizzato da 207.000 abitazioni con 1,46 milioni di tonnellate d'emissioni Co2.
Fornendoci queste informazioni su di sé, Google vuole farci capire qualcosa di diverso da ciò che potrebbe sembrare; infatti, come risposta al dibattito, non ha perso tempo per ricordare il suo investimento di 45 milioni di dollari (attraverso la fondazione Google.org) nelle fonti rinnovabili e dall'installazione di macchine server tra le più efficienti e "parsimoniose" al mondo: la sua è una delle aziende più “verdi” al mondo, non solo per i nuovi sistemi di risparmio energetico come il raffreddamento ad acqua dei rack, ma anche perché, grazie all'utilizzo del web, la gente può per esempio evitare di usare la macchina per recarsi in biblioteca a svolgere una ricerca, il che sarebbe molto più inquinante, sia per le sostanze emesse dell'auto, sia perché la consultazione di un libro costa all'ambiente 2,5 Kg di anidride carbonica, pari a 12mila ricerche web.
(Fonti: Times, Google)

lunedì 24 ottobre 2011

Generation Awake: comprare è una scelta per te e per le risorse del Pianeta



Ecco qui il nuovo spot creato dalla Commissione Europea "Al supermercato pensa al Pianeta", che ha come protagoniste tre buste della spesa, che cantano ai consumatori una simpatica, ma allo stesso tempo significativa canzone che invita a fare scelte consapevoli riguardo ai prodotti acquistati.
Infatti, le risorse a nostra disposizione non possono durare per sempre; i consumatori devono capirlo e fare qualcosa perché non accada, invece di evitare il problema.

Janez Potocnik, commissario Ue all'Ambiente, spera che questo video non sia solo divertente, ma
anche che faccia riflettere la gente su ciò che acquista, da dove deriva il prodotto, se ne farà uso e sul dove andrà a finire dopo l'utilizzo. I consumatori oggi pensano principalmente a migliorare la propria vita e non si interessano alle possibili conseguenze sulle risorse naturali, come acqua, terreni fertili, aria pura e biodiversità.
 
La Commissione si occupa di questo argomento in un momento di crisi, ma sarebbe peggiore la crisi che dovremo affrontare se le risorse finissero, cosa che prima o poi accadrà, anche a causa del disinteresse delle persone che si comportano come se quel domani non esistesse, mentre invece non è molto distante dai giorni nostri. È  per questo che dobbiamo darci assolutamente da fare per vedere grandi cambiamenti. 

Potocnik ci spiega che viviamo in un mondo in cui l'80% dei prodotti viene usato e poi buttato via, e in cui l'80% delle risorse viene impiegato solamente dal 20% della sua popolazione.
Evidentemente non si può andare avanti così, dobbiamo svegliarci ed aprire gli occhi per cambiare radicalmente l'uso delle risorse!

giovedì 26 maggio 2011

Ue: bando di cellulari e di reti Wi-Fi




Lo sai che la connessione wi-fi per cellulari e computer potrebbe essere proibita nelle scuole? Il motivo è che questo tipo di rete causa potenziali effetti nocivi per la nostra salute. È stato proprio il comitato sull’Ambiente, l’agricoltura e gli affari regionali e locali del Consiglio d’Europa a firmare il documento a favore di questo bando, che sarà discusso dall’assemblea plenaria. 
Il comitato sostiene che ogni stato dell'Ue dovrebbe fissare questo divieto nelle scuole, introducendo un'etichettatura per i prodotti che emettono campi elettromagnetici, con notizie a proposito dei rischi che comporta il loro utilizzo.
L'obbiettivo del comitato è quindi quello di vietare i cellulari e le reti wireless nelle scuole, organizzare campagne di informazione sui rischi per la salute, dare una spinta alla ricerca di sistemi di antenne meno pericolosi per i telefoni cellulari. In contrapposizione a queste idee, c'è l'affermazione dell'Organizzazione mondiale della sanità, secondo la quale l’esposizione ai campi elettromagnetici non comporta nessun danno per la salute. Come ribadisce il comitato Ue, però, le autorità sanitarie sono state lente persino nel riconoscere i pericoli dell’amianto, del fumo di tabacco e del piombo nella benzina.

lunedì 23 maggio 2011

GoodGuide: una guida per gli acquisti


BlacBerry: il telefono più dannoso secondo
la classifica di GoodGuide.



Lo sai che gran parte dei prodotti che adoperiamo quotidianamente possono contenere ed emanare sostanze dannose per la nostra salute? Ma come facciamo a sapere quali sono questi prodotti?
Un giorno, il Professore Dara O’Rourke dell’Università Berkeley della California si domandò se la crema solare di sua figlia fosse un buon prodotto; dopo alcune ricerche scoprì che conteneva un ingrediente cancerogeno. Da quel giorno O'Rourke iniziò ad analizzare ogni prodotto che aveva in casa, a partire dal cibo, per poi passare ai giochi della figlia, agli elettrodomestici ecc.. Così nacque il sito www.goodguide.com, un utile mezzo per scoprire quanto sono nocivi i nostri prodotti su una scala da 0 a 10.
Il sito ci informa, quindi, sull’impatto ambientale, sociale e sugli aspetti sanitari dei prodotti che adoperiamo ogni giorno, e contiene oltre 60.000 prodotti fra giochi, igiene personale, pulizia della casa. Nel sito, notiamo ad esempio che i cellulari di marca BlackBerry sono i più dannosi rispetto ai suddetti tre punti.
Il creatore di GoodGuide, quindi, decise di condividere con gli altri queste notizie, a modo che i consumatori fossero consapevoli della propria scelta, avendo l'opportunità, volendo, di sapere quali prodotti sono o non sono consigliati per la nostra salute.
Una squadra di ricercatori analizza le proprietà nutritive degli alimenti, scopre tracce di agenti nocivi, assegna un punteggio e crea una classifica dei prodotti chimicamente migliori. Spesso i prodotti da analizzare vengono consigliati proprio dai fruitori, e solitamente propongono quelli che usano frequentemente. 
Se anche tu vuoi sapere in che posizione si trovano i tuoi prodotti, visita GoodGuide.

giovedì 19 maggio 2011

Cibo smarrito: una priorità trascurata




Un terzo del cibo prodotto in tutto il Pianeta non arriva “a destinazione”.
Una notevole parte del lavoro dei produttori alimentari si rivela fatica sprecata; infatti, secondo gli studi dello Swedish institute for food and technology, ogni anno, 1,3 miliardi di tonnellate di cibo commestibile vengono spedite in discarica, buttando così all'aria, circa 100 miliardi di euro, ma soprattutto la possibilità di sfamare anche il miliardo di persone che muoiono di fame.
Una delle molte cause di questo grave fattore di spreco, sono i supermercati e i canoni estetici del prodotto che vengono imposti severamente dalle leggi del marketing. Il 25-30% delle carote dello Yorkshire, ad esempio, non vengono accettate se non sono perfettamente dritte e se non sono di un arancione brillante.
A fine anno, cittadini europei e statunitensi, buttano via dai 95 ai 115 chili della quantità di cibo che invade il loro frigo. Dal 1974 questa cifra è aumentata del 50%!
Un'università dell'Arizona ha calcolato che una famiglia americana di quattro persone butta annualmente 1.375 dollari d'alimenti l'anno. Tutto questo cibo sprecato ammonta al 19% dei rifiuti mondiali.
La questione economica non è, però, l'unico fattore importante, dall'altro lato del problema troviamo, infatti, l'impatto dei rifiuti sull'ambiente: il 2% dell'energia americana viene adoperata per preparare del cibo che non verrà mai mangiato; un quarto dell'acqua di tutta la Terra, serve per la crescita di frutta e verdura e per la produzione di carne, che però non verranno mai utilizzati, e questa grande quantità è sufficiente per offrire 200 litri d'acqua giornaliera a 9 milioni di persone.
Secondo Lovefoodhatewaste, ridurre a zero gli scarti delle tavole inglesi, avrebbe lo stesso beneficio ecologico dell'eliminazione di un quarto delle macchine dalle strade della Gran Bretagna.
Per gli stessi motivi, pure l'Italia perde 12 miliardi di euro di prodotti l'anno. Quasi 18 milioni di frutta e verdura non vengono nemmeno colti, sprecando così una cifra vicina ai 6,5 miliardi.
Nei supermercati italiani, a causa di scarto o di scadenza, vengono gettati 1,5 miliardi di euro d'alimenti, ovvero la quantità di cibo sufficiente per garantire 1.590.142 pasti completi a 636 mila persone al giorno.

lunedì 16 maggio 2011

Terra Futura e le "buone pratiche"



Terra Futura è una grande mostra-convegno con un vasto calendario di appuntamenti culturali importanti, come convegni, seminari, workshop, laboratori e momenti di animazione e spettacolo. Questo evento ha l'obiettivo di garantire un futuro al nostro pianeta, proponendo le “buone pratiche” della sostenibilità sociale, economica e ambientale.
Sono moltissimi i consensi raccolti nel corso degli anni. Oltre 87.000 sono i visitatori dell’edizione 2009, 600 le aree espositive con più di 5000 enti rappresentati; 250 animazioni, 200 gli eventi culturali in calendario e 800 i relatori presenti, fra esperti e testimoni di vari ambiti di livello internazionale. La sesta edizione di Terra Futura si svolgerà alla Fortezza da Basso, a Firenze, dal 20 al 22 maggio 2010.

Road to Rio: una serie di incontri per migliorare l'ambiente che ci circonda




Il sito di Road to Rio, lanciato il mese scorso, è colmo di divertenti idee sia per insegnanti, sia per gruppi di giovani, creato appositamente per aumentare la consapevolezza riguardo alla “economia verde”.
A Bangalore (India), si svolgerà il primo incontro regionale e ci sarà l'invito alle candidature per gli altri incontri regionali: in Ghana ad agosto, a Izola, Slovenia, tra agosto e settembre, a Cordoba, Argentina fra settembre e ottobre e in Nord America nel mese di novembre.
Sarà inoltre annunciato il 6 ° Congresso Mondiale della Gioventù e dello Sviluppo Sostenibile di Rio de Janeiro, nella Giornata Mondiale dell'Ambiente, il 5 giugno. Per sapere di più, è facilmente consultabile il sito di GEEBIZ Contest.
Un bellismo video fatto con i collaboratori a WE-Canada, è consigliato a tutti, ma soprattutto ai giovani che saranno ispirati a riflettere su concetti che aiutano ad aiutare l'ambiente naturale.
In aggiunta, è stata creatSmall is Challenge”, una piccola sfida iniziale dove arriveranno le proposte di giovani provenienti da tutto il mondo. La seconda fase si svolgerà a New York a novembre.

mercoledì 20 aprile 2011

Earth Day: la festa del nostro Pianeta




Il 22 aprile 2011 si terrà la quarantunesima edizione della Giornata Mondiale Della Terra, il grande evento creato per riflettere e agire per la salvaguardia del mondo in cui viviamo. Questo incontro avrà luogo nei 200 paesi coordinati dall’Earth Day Network, Italia compresa. In vista a questa occasione, è stato organizzato il concerto verde, che si svolgerà alle ore 20.00 dei giorno 20 aprile a Villa Borghese, e che vedrà come protagonisti della serata Patti Smith, Carmen Consoli, Samuel Bersani, i Rein, Roberto Angelini e Adriano Bono. Prima del concerto però, saranno esposte le direttive del progetto Impatto Zero® di LifeGate: le emissioni di anidride carbonica generate dall'evento, oltre 330 .000 kg di CO2, saranno compensate contribuendo alla creazione e tutela di oltre 70.000 mq di foreste in crescita in Costa Rica.

Questa è solo una delle molte iniziative della giornata dedicata alla salvaguardia del nostro Pianeta. Il tema dell'Earth Day 2011 saranno i «polmoni verdi» della Terra, ovvero le foreste più grandi del nostro Pianeta, minacciate dall'ignoranza dell'uomo riguardo all'ecosostenibilità.

Quest’anno, gli organizzatori chiedono a tutti noi One Billion Acts of Green: un miliardo di azioni (anche piccole) green, e grazie ad Internet sarà possibile condividere i propri progetti online. Questo è l'obbiettivo su cui si dovranno occupare i singoli cittadini, associazioni, aziende, Enti e Governi che puntano a migliorare la vita in maniera sostenibile. Finora, sono più di 42 milioni le azioni registrate sul sito ufficiale dell’ EDN, e possiamo dire che con il contributo della Giornata Mondiale della Terra, tali azioni sono in costante aumento. L’obiettivo dell’EDN è di fare in modo che siano registrate un miliardo di azioni prima del Summit della Terra, che si terrà dal 14 al 16 maggio 2012 a Rio de Janeiro (Brasile).

Persino il magazine Disney Topolino appoggia questi progetti creando la nuova saga: Cronache del Pianeta T. In edicola mercoledì 20 e 27 aprile con i due episodi che rappresentano il prequel della storia. In contemporanea, su www.topolino.it, sarà disponibile un avventuroso gioco dedicato al Pianeta T!
L’Earth Day, da più di quarant’anni si basa saldamente su questo principio: tutti noi, a prescindere dalla razza, dal sesso, dal nostro guadagno o dal luogo in cui viviamo, habbiamo il diritto ad un ambiente sano e sostenibile.

Nei seguenti siti potrai trovare vari approfondimenti in proposito:

- http://www.mondoecoblog.com/2011/04/14/matri-terra/
- http://tempolibero.blogosfere.it/2011/04/earth-day-2011-anche-i-cofanetti-emozione3-festeggiano-il-giorno-della-terra.html
- http://antoniogenna.wordpress.com/2011/03/29/sat-news-197-aprile-2011-i-canali-di-cinema-sky/.

mercoledì 6 aprile 2011

Meeting Unicef: volontari su Current Tv




 Proprio questa sera, alle ore 23.30, inizierà sul canale 130 Sky, Current for Change: lo spazio televisivo dedicato a volontariato, lotta alla povertà e discriminazioni, tutela e difesa dei diritti dell'infanzia, sviluppo, sostenibilità e ambiente, che durerà fino a giugno. In collaborazione con questo nuovo programma troviamo le associazioni Unicef, Amref, WWF, Greenpeace e ActionAid, uniti per dimostrarci che 'un altro mondo è possibile'. Current for Change parlerà di storie uniche, ma che riguardano ogni abitante della terra, così da poter affrontare i grandi problemi della nostra epoca e trovare soluzioni concrete. La puntata di questa sera trasmetterà “Essere Unicef”, e parlerà del Meeting nazionale dei volontari Unicef svoltosi la scorsa settimana a Firenze. Potremo vedere, dunque, alcuni filmati riguardanti l'associazione e scoprire la storia della nascita del movimento giovanile dell'Unicef, YOUNICEF (dai 14 ai 30 anni). Questa sera, per Current for Change, testimonieranno quattro giovani volontari dell'Unicef, che nonostante i propri impegni ed obbiettivi personali, trovano il tempo di interrogarsi sul senso della vita, ponendosi il bersaglio di contribuire al miglioramento del mondo: partire per aiutare i bambini nei Paesi poveri.

lunedì 28 marzo 2011

Nucleare: il 53% degli italiani è contro



300 mila partecipano alla manifestazione contro
 la privatizzazione dell'acqua e il nucleare il 26 marzo a Roma.

Lo sai che il 12 e il 13 giugno ci sarà il referendum per la privatizzazione dell'acqua, in difesa della giustizia contro il legittimo impedimento e per il nucleare?

IPR Marketing ha svolto un sondaggio su commissione da parte del Tg3 a proposito dell'energia nucleare. Da questa ricerca si è concluso che: il 53% delle persone sottoposte al sondaggio è contraria al nucleare, il 35% è favorevole, mentre il 12% non esprime la propria opinione. Dopo il disastro del Giappone accaduto due settimane fa, l'idea a riguardo del nucleare è rimasta uguale nel 78% dei casi ed è cambiata nel 18%. L'informazione in Italia sulle centrali nucleari è risultata scarsa per il 56% e soddisfacente per il 37%. Infine, alla domanda “su quali energie deve puntare l'Italia ?”, il 60% degli intervistati è per le energie alternative da fondi naturali (sole, vento..), il 31% per l'energia nucleare, il 7% per le energie tradizionali (petrolio, gas..), mentre il 2% non esprime la propria opinione. Se vuoi saperne di più vai al sito www.rai.tv o http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-4da300ff-5dd8-446f-bfd6-2d32337986ea.html.it dove potrai vedere il servizio.

giovedì 20 gennaio 2011

Se il cellulare si bagna




Mi è capitato spesso di sentire da qualcuno che il cellulare ha preso acqua. Nei peggiori dei casi, tra l'altro, è addirittura andato a finire nel cesso. Il fatto è che i telefonini si bagnano per i più svariati motivi e smettono di funzionare.
Ecco alcune semplici istruzioni, ripresi dal mensile Terra Nuova e dal blog Blogeko, per evitare il peggio:


- non accenderlo;
- non tentare di asciugarlo con il phon perché il soffio d'aria spingerebbe ulteriormente l'umidità verso l'interno;
- togliere la batteria, la scheda e tutto ciò che ci si sente di rimuovere e di rimettere successivamente al suo posto; 
mettere le varie parti in un recipiente contenente un materiale in grado di assorbire l'umidità: riso secco, gel di silice o semplicemente la sabbia per la lettiera del gatto.





Il trattamento dovrebbe asciugare completamente l'apparecchio e rimetterlo in grado di funzionare. 

lunedì 6 dicembre 2010

Educomunicazione ambientale: Italia con 20 miliardi di borse di plastica




Un po' di dati per chi magari volesse preparare un'attività di educomunicazione ambientale nell'ambito della Matematica e Geografia.
L'Italia ha un record negativo nell'utilizzo di sacchetti non riciclabili per la spesa. Da noi ogni anno si mettono in vendita 20 miliardi di borse di plastica, che rappresenta il 25% di tutte quelle usate in Europa, 300 a testa.
Per produrle si usano 430 mila tonnellate di petrolio. Al problema della produzione si aggiunge quello dello smaltimento: una volta finita nei rifiuti. una busta di plastica impiega una media di 400 anni per essere smaltita, inquinando aria, mari, fiumi e boschi. 
Circa 8kg di sacchetti di plastica sono consumati e immessi nell’ambiente, ogni anno, per la spesa di una famiglia media. Produzione, consumo e smaltimento dei sacchetti di una famiglia comportano un’emissione nell’ambiente di circa 19 kg di CO2. Un albero in crescita ci mette un anno a riassorbire quella quantità di CO2.
Ricordiamoci che il prossimo primo gennaio scatta il divieto alle borse non biodegradabili.

lunedì 8 novembre 2010

Ecoconsiglio: Le borse di plastica diventano fuorilegge


Dal 1 gennaio 2011 le buste di plastica non biodegradabili diventano fuorilegge anche in Italia. L'associazione RAM lancia in novembre una campagna per l'acquisto di borse ecosostenibili prodotte in jutta da artigiani del Bangladesh e in cotone organico da artigiane dell'India, tutte personalizzabili e con un'etichetta in tessuto che ne descrive la provenienza. Per enti, associazioni, negozi, gruppi d'acquisto, regali sostenibili.

Informazioni e prezzi: 0185799087, orzonero@hotmail.comwww.associazioneram.it

lunedì 1 novembre 2010

Ranking verde Greenpeace: male Nintendo e Microsoft

Ranking “verde” do Greenpeace - edição de outubro de 2010


Greenpeace ha rilasciato l'ultima versione della sua classifica delle aziende tecnologiche più e meno "verde". Ripetendo l'esecuzione delle misurazioni passate, Nokia e Sony Ericsson continuano come società più rispettose dell'ambiente, con un punteggio di 7,5 e 6,9, rispettivamente, su un indice che va da 0 a 10.
Dall'altro lato della classifica,  la giapponese  Nintendo con un punteggio di 1,8, mantenendo la sua posizione da quando la classifica era creato. Dietro Microsoft e Toshiba con 1,9 e 2,3, rispettivamente.



Nel caso di Nintendo, ciò che danneggia la posizione della società è l'uso insistente di PVC nei suoi prodotti, l'emissione di gas tossici e la mancanza di chiarezza in materia di smaltimento dei rifiuti pericolosi. Greenpeace ha ammesso che la società sta cercando di eliminare l'uso di PVC, dall'altro, ha detto che la società non ha fornito una linea temporale che mostra l'avanzamento di questo lavoro.


Un problema simile si verifica rispetto a Microsoft. Greenpeace propone di invertire la mancata graduale eliminazione di materiali come PVC e BFR, con il sostegno di RoHS (Restriction of certain Hazardous Substances), che mira a ridurre l'uso di sostanze pericolose nei dispositivi elettronici.

Nel caso della Toshiba, ancora una volta pesa la questione del PVC, ma c'è un altro fattore che compromette: l'azienda non ha informato che non ha potuto rispettare la tempistica per l'eliminazione di prodotti dannosi che hanno fornito.


Il rapporto completo lo trovi sul sito del Greepeace (in inglese e in formato DF)

venerdì 3 settembre 2010

Sai dove va a finire la nostra plastica?


Siamo sommersi di plastica e i nostri rifiuti stanno ''affogando'' gli oceani, prima il Pacifico, poi l'Atlantico. Stavolta i rifiuti sono stati 'pescati' nell'Oceano Atlantico del Nord: uno studio pubblicato sulla rivista Science durato 22 anni, infatti, ha contato qualcosa come 64.000 pezzi di plastica raccolti annualmente nel corso dello studio, in 6.100 stazioni di campionamento.
Lo studio e' stato condotto dal gruppo Sea Education Association (SEA), Woods Hole Oceanographic Institution (WHOI) e della University of Hawaii, coordinato da Kara Lavender Law che attraverso simulazioni della circolazione delle acque oceaniche ha anche decifrato l''enigma' dietro la formazione di queste isole: e' un problema di correnti che fanno convergere i rifiuti tutti in una zona ristretta.
Gli esperti si sono mossi per anni nell'Atlantico del Nord e nel Mar dei Caraibi usando delle reti fittissime per raccogliere i rifiuti, e gia' all'inizio di quest'anno avevano cominciato a divulgare dati del loro studio pluriennale. 
Secondo i loro calcoli al computer la plastica si concentra in quei punti per effetto di correnti oceaniche convergenti. Ma non e' tutto, di fatto i conti non tornano, perche' i ricercatori hanno visto che i depositi di plastica non sono cresciuti molto nel tempo, eppure noi abbiamo usato negli ultimi decenni sempre piu' plastica. Dov'e' finita dunque quella non trovata nelle pattumiere oceaniche? Le ipotesi avanzate sono molte: o semplicemente e' li' negli oceani ma resta 'invisibile' perche' ridotta in frammenti troppo piccoli per essere raccolti dalle reti; oppure e' affondata o ancora e' diventata 'pappa' per gli abitanti di quei luoghi.
In ogni caso non c'e' da star troppo tranquilli, tanto piu' che uno studio recente, di Katsuhiko Saido dell'universita' Nihon a Chiba, ha dimostrato che la plastica, lungi dall'essere indistruttibile, si decompone in mare aperto per esposizione alle intemperie e lo fa velocemente rilasciando numerosi composti tossici, che sono assorbiti dagli 'inquilini oceanici', mettendo a rischio la loro vita e la capacita' riproduttiva.
Attualmente vengono prodotti al mondo, ogni anno, circa 250 milioni di tonnellate di plastica e meno del 5% viene riciclata. L'unico modo per diminuire la dimensione delle discariche oceaniche, segnalano gli esperti, è quello di aumentare il riutilizzo di questo materiale. 
(Con informazioni dell'Ansa e Corriere della Sera)