mercoledì 16 giugno 2010

Innovare per fare Media con e per i bambini


Siamo in più di mile persone di 40 paesi a discutere il rapporto tra i media e i diritti dei bambini e adolescenti e giovani. E non solo. Sono diversi gli spazi creati per favorire la condivisione di esperienze e ricerche sul campo della cosidetta media education. E' questa l'aria che si respira al Sesto World Summit on Media for Children and Youth, che si svolge dal 14 al 18 giugno nella città svedese di Karlstad, circa due ore e mezzo di treno da Stoccolma.

Nella prima giornata, tante conferenze, seminari e posters che hanno sottolineato l'importanza di utilizzare i media per proteggere i bambini e adolescenti da una logica consumista del mercato che tutto vuol vendere, dalle patatine frite e profumi ad un'immagine stereotipata delle donne, come ha denunciato Julie Gale, dell'Australia, e Jean Kilbourne, degli Stati Uniti, durante la conferenza “So sexy so soon: The new sexualized childhood”, “ Creating change through activism”.

Dovuto forse ad un problema di organizzazione, sono pochi gli adolescenti e giovani all'incontro. L'angolana Anabela Pacheco, che ha partecipato al Summit di Rio, nel 2004, dice che nonostante la poca partecipazione dei ragazzi, “il summit rappresenta un importante spazio di condivisione delle esperienze e conoscenza tra le persone”. Alla Radio Nacional, sostenuta dal governo di Angola, lei dirige un programma per bambini chiamato Radio Piô (Bambino), in onda tutti i giorni e prodotto da bambini per bambini.

La nigeriana Funmi Grace Ajumobi, invece, porta avanti un'iniziativa di media education tramite il giornale Vanguard Kiddies. “Mi dispiace che molte delle ricerche presentate almeno oggi puntano ancora molto sull'impatto della TV nell'educazione delle persone; ma bisogna considerare che molti ragazzi non guardano più la TV ma l'internet”.

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